Ci sono bambini che faticano ad accedere ai propri stati d’animo, che tendono ad evitare di prendere contatto con le proprie emozioni spiacevoli, come la tristezza, la nostalgia, la solitudine.
In questo periodo di isolamento spesso cerchiamo di aiutare i bambini a mantenere i loro contatti sociali, con i compagni di scuola, delle attività sportive, con gli amici di quartiere, con i cuginetti. Cerchiamo di proporre le modalità che ci sembrano più vicine a quelle dell’interazione reale, che sono fra l’altro le modalità a cui anche noi ci siamo abituati, in prevalenza le videochiamate, i messaggi vocali o video.
Ci sono alcuni bambini, però, che rifiutano queste modalità, perché banalmente si imbarazzano o perché non sono abituati a interagire come gli adulti, ma tramite il FARE ed il GIOCO.
La videochiamata, infatti, li obbliga di fatto ad un’interazione in buona parte dialogica. In alcuni bambini questo tipo di comunicazione viene visto come un compromesso non soddisfacente nel quale alla fin fine realizzano quanto sia grande il distacco, pensano a ciò che “manca”: vedere l’amico di persona, giocare, muoversi, fare concretamente qualcosa assieme. Alcuni bambini possono, quindi, evitare in questo periodo di comunicare con gli altri attraverso i dispositivi digitali, perché questo li fa sentire in realtà più soli, li costringe a pensare a ciò che a loro manca.
Cosa usare allora al posto della videochiamata o della telefonata? La vecchia e cara lettera di carta, con tanto di busta.
La lettera aiuta i bambini a mantenere il legame con gli amici e i compagni. Lo scambio epistolare consente la vicinanza, ma non è eccessiva o invadente. La lettera consente di combinare l’appagamento che deriva dalla comunicazione. Inoltre, aiuta a creare una prospettiva, ad attendere, a creare il desiderio che deriva dall’attesa. È vero che la lettera cartacea fa perdere l’immediatezza dello scambio comunicativo a cui siamo abituati ma l’attesa della lettera di risposta, la preparazione della lettera successiva, il fascino della lettera scritta a mano proprio da quella persona, potranno aiutare un bambino a sentirsi meno solo e distante. Concretamente i genitori, quando vanno al lavoro o a fare la spesa, possono fermarsi a imbucarla direttamente nella cassetta del destinatario o, nel caso di amici di quartiere, accompagnare per qualche metro fuori casa il bambino a imbucarla personalmente. La corrispondenza epistolare è forse un’esperienza che i nostri figli non avrebbero mai fatto.
Margherita Brunetto, Psicologa dell’età evolutiva, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione, esperta in Psicopatologia dell’apprendimento, nella valutazione e presa in carico dei disturbi dell’attenzione con iperattività/impulsività (ADHD) e delle problematiche di comportamento in età evolutiva