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Questi sono solo alcuni dei 100 consigli per la quarantena da Covid-19 che il Dipartimento di Salute Mentale dell’A.Ulss 9 Scaligera aveva condiviso nelle prime settimane del lockdown. Spunti utili rivolti a utenti e operatori per favorire il mantenimento di un buon livello di benessere nonostante il periodo di domiciliarità forzata.

L’inizio in questi giorni della Fase II porta con sé una seconda imprevedibile primavera: torna la possibilità di uscire, ma non smette di esistere la minaccia di una recrudescenza dell’epidemia. Quali sono quindi gli atteggiamenti positivi messi in atto dai nostri operatori domiciliari che non hanno mai smesso di portare il loro servizio a casa delle persone in situazione di disagio mentale? Lo abbiamo chiesto proprio a loro.

– Quali attività o iniziative hanno avuto più successo durante il lockdown?

“Come per tutti è stato un momento complicato, amplificato dal fatto di avere a che fare con persone con difficoltà”, afferma Arianna, operatrice del servizio di assistenza domiciliare a favore di persone con patologia psichiatrica. “Specialmente nella fase iniziale in cui molti servizi erano stati sospesi, si è dimostrato importante riuscire a gestire il tempo di servizio in modo da garantire almeno un passaggio quotidiano a domicilio. Questo ha tranquillizzato gli utenti e ha permesso da una parte di mantenere la relazione, e dall’altra di garantire un supporto fondamentale per affrontare al meglio la quarantena”.

“Prendendo spunto dalle indicazioni fornite dall’A.Ulss 9 Scaligera”, interviene Cinzia, operatrice nello stesso servizio domiciliare, “è stato utile chiedere ad alcuni utenti di tenere un diario in cui scrivere i pensieri negativi e positivi, aiutandoli così a verbalizzare la situazione in cui vivevano”.

– In verità ancora non siamo fuori da questa pandemia e nessuno può prevedere quanto potrà continuare. Quali sono le tue strategie per garantire comunque il maggiore benessere possibile agli utenti, anche in questa Fase II?

“Paradossalmente diventa più difficile ora”, continua Arianna. “Se nella Fase I la difficoltà era soprattutto legata al reperimento degli ausili e al fatto di dover stare a casa – per alcuni un fattore davvero limitante –, in questa Fase II risulta più oneroso riuscire a far comprendere la necessità di continuare ad usare la mascherina e gli altri dispositivi di protezione individuale. In ogni caso per garantire il benessere degli utenti credo sia importante rinsaldare la collaborazione tra i servizi e le altre professionalità sanitarie e sociali per dare insieme continuità ai progetti individuali delle persone seguite”.

– Nonostante tutto quello che sta accadendo, hai riconosciuto qualche cambiamento inaspettato e positivo nella relazione con gli utenti che incontri?

“In alcuni casi la pandemia da Covid-19 ha permesso di raggiungere obiettivi insperati”, riferisce Cinzia. “Per esempio, è stato possibile far comprendere la necessità del mantenimento della normale cura dell’igiene della persona e dell’abitazione. In certe situazioni era sempre stato difficoltoso far rispettare le buone prassi quotidiane di pulizia, ma gli utenti hanno dimostrato di aver colto l’importanza di modificare le proprie abitudini. La cosa positiva è che tali apprendimenti si stiano mantenendo anche dopo la fine del lockdown, contribuendo ad affrontare con nuovo ottimismo questa fase che abbiamo appena iniziato”.

 

Intervista a cura di Davide Veronese, progettista dell’area Innovazione e sviluppo di Azalea