Il lavoro di cura in famiglia (figli, anziani, familiari…) quasi sempre a carico delle figure femminili di quella stessa famiglia ha enormi risvolti culturali e sociali:

  • le donne che si fanno completamente carico delle responsabilità di cura familiare hanno più difficoltà a entrare o a rimanere nel mercato del lavoro. L’Italia, infatti, risulta essere il paese dell’Unione europea con più donne inattive a causa delle responsabilità di cura (le persone inattive sono quelle non attivamente alla ricerca di lavoro, diversamente da quelle considerate “disoccupate”), ragione dell’inattività nel 39,4% dei casi.
  • Quando riescono a guadagnarsi una posizione lavorativa, questa viene mantenuta con un dispendio di energia, il cosiddetto “carico mentale”, spesso molto grande.

Abbiamo raccolto in questa pagina alcuni spunti, che non hanno la pretesa di essere esaustivi, per approfondire i motivi per cui il lavoro di cura non retribuito spesso allontani le donne dal mondo di lavoro. Un passaggio su tutto, tratto dal report 2022 “Le equilibriste” di Save the Children:

“come moltissime famiglie hanno sperimentato durante i mesi di lockdown: ‘il 76,9% delle madri non occupate -con partner occupato- ha affermato di aver assunto su di se’ la maggior parte della totalità del lavoro di cura aggiuntivo; questo rapporto però non era riequilibrato nella stessa misura nei casi in cui era il padre a non lavorare, mentre la madre continuava a farlo: solo il 24,5% dei padri ha dichiarato di essersi assunto la maggior parte del lavoro di cura aggiuntivo non retribuito’.”

 

 


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