Linda Croce, presidente della cooperativa sociale Azalea: «A rischio servizi essenziali
di assistenza e cura per le persone fragili della comunità».
L’appello ai cittadini e agli artigiani: «Donate dispositivi individuali di protezione,
oggi a voi non necessari, alle cooperative del territorio». 

Verona, 20 marzo 2020 – Lo si dice oramai da giorni e giorni: le mascherine scarseggiano, anzi sono diventate pressoché irreperibili. Dispositivi di sicurezza individuale indispensabili nella lotta contro il Coronavirus per il lavoro quotidiano di medici e infermieri, negli ospedali come negli altri nodi del presidio sanitario (farmacie, ambulatori di base…). Ma irrinunciabili anche per garantire, in questa fase di dura emergenza, la tutela della salute dei numerosi lavoratori e lavoratrici delle cooperative sociali e dei cittadini più fragili (anziani, persone con disabilità, minori…) affidati ogni giorno alla loro cura e assistenza presso le strutture residenziali e a domicilio. 

«I nostri operatori, come quelli di altre cooperative, sono quotidianamente al fronte per assicurare servizi che oggi sono essenziali, anche per tenere lontani dagli ospedali altri possibili malati. L’allarme è alto, perché stiamo davvero faticando a continuare il nostro lavoro».  A dirlo è Linda Croce, presidente della cooperativa sociale Azalea che conta nel Veronese oltre 400 lavoratrici e lavoratori impegnati nei servizi residenziali per anziani), nelle comunità per minori senza famiglia, e ancora nell’assistenza domiciliare, anche infermieristica, di persone con disabilità, anziane o con problemi psichiatrici. Si tratta di circa un migliaio di cittadini e delle loro famiglie, a cui la cooperativa garantisce i servizi sociosanitari di cui hanno bisogno. E nel caso degli anziani sono le persone più vulnerabili che stiamo cercando, come territorio e come Paese, di proteggere dal Covid19. 

«È indiscutibile che il personale ospedaliero e della medicina di base costituiscano la priorità in tema di dispositivi di protezione. Ma davvero anche per noi è scoppiata una vera e propria “emergenza” – evidenzia la presidente . La cooperazione sociale è costretta a costruirsi in casa mascherine artigianali che sappiamo bene essere meno efficaci. Lanciamo dunque il nostro appello alle Ulss e alle istituzioni: non dimenticatevi delle cooperative sociali. Ma lo lanciamo anche a tutti i cittadini e alle imprese: donate alle cooperative sociali del territorio le mascherine a voi non necessarie: 1, 10, 100… non importa, saranno tutte importanti. Penso in particolare agli artigiani, ad esempio estetisti, marmisti, costruttori edili, verniciatori…, che oggi non sono impegnati nella loro attività proprio a causa delle misure di restrizione. Il loro aiuto, l’aiuto di tutti grande o piccolo che sia, può essere in questo momento davvero prezioso». 

E in merito all’iniziativa annunciata nei giorni scorsi dalla Regione Veneto di distribuire le mascherine prodotte da una nota tipografia padovana, questo il commento della presidente Linda Croce: «Certo è da guardarsi con plauso l’intenzione, ma i dispositivi risultano essere riservate agli operatori dei soli servizi residenziali: non si legge infatti di una distribuzione che sia destinata anche alle lavoratrici e ai lavoratori dei servizi di assistenza domiciliare, purtroppo ancora una volta non compresi e dimenticati». 

Altri approfondimenti:

http://www.vita.it/it/article/2020/03/23/mancano-i-dpi-per-350000-cooperatori-sociali/154606/