Stiamo vivendo un tempo contrastante. Il tempo sembra congelato. Il dilatarsi nel tempo sembra un bene. Ma siamo in difficoltà nel gestire questo tempo. Non è sicuro. Non è confortante. Siamo vicini ma anche lontani. Molti e molte di noi sono lontani per davvero dai nostri affetti. Molti di noi, in queste circostanze, si sentono in terra straniera. 

L’epidemia del Coronavirus ci dimostra quanto abbiamo bisogno di un’azione urgente. Il web è o può essere uno strumento importante all’interno di una strategia informativa e comunicativa efficace e performante. 

Quando gli uffici e le scuole chiudono, quando l’isolamento si fa sentire, come negli ultimi giorni, utilizzare questo mezzo sta diventando un’àncora di salvezza che ci consente di continuare a lavorare, educare i nostri figli e leggere informazioni importanti e vitali per mantenerci connessi e in uno scambio. Un mondo globale, multiculturale e plurilinguistico in rapido cambiamento e che ci costringe come mediatori e mediatrici linguistico-culturali a trovare il modo per restare connessi con gli operatori (sanitari, sociali, educativi, scolastici, delle forze dell’ordine) in relazione con gli utenti, le famiglie e le comunità di migranti. In questi giorni siamo interpellati più volte per interventi di traduzione-informative e comunicazioni via telefono/videochiamate/Skype. C’è la necessità di approfondire e approcciarci alla questione in modo più sereno e senza “preconcetti”. Ciò (anche per la nostra salute e tutela degli altri) è diventato importante in questi ultimi giorni. Noi lavoriamo a ridosso degli operatori nei vari servizi nella relazione di cura e di aiuto agli immigrati e stiamo toccando con mano la pressione e il cambiamento. Il lavoro informativo e comunicativo è l’essenza del momento e, proprio noi mediatori e mediatrici, non possiamo sottrarci o stare a guardare ma essere attivi. C’è la necessità di acquisire un metodo? Certamente! Ma noi che lavoriamo con la PAROLA, con la TRADUZIONE da un mondo all’altro, dovremo addirittura essere “più centrati“! 

In queste ore noi come gruppo di mediatori e mediatrici dell’Associazione Terra dei popoli e della cooperativa sociale Azalea stiamo costruendo una piattaforma/spazio virtuale per non fermarci e per continuare il lavoro, lo scambio e il ragionamento sul diritto all’accesso ai servizi e all’accessibilità informativa del momento e su come noi mediatori siamo importanti in questo campo. 

Siamo in un momento in cui il ciclo delle relazioni culturali e sociali è in cambiamento. Dobbiamo confrontare la nostra libertà con il bene comune/collettivo. Ci troviamo nudi dinanzi ad un nemico impercettibile. Questo momento può essere una lezione per tutti. Dobbiamo accompagnare l’informazione, la comunicazione tra di noi, con i nostri connazionali e con gli operatori. Dobbiamo restare con i piedi a terra. Non seguire l’onda della cattiva informazione. Il nostro mestiere è artigianale ma molto raffinato. Ci vuole competenza, consapevolezza e molta pazienza. È possibile essere migliori. È tempo di costruzione. È tempo di ricostruzione. 

Non ci siamo fermati e forse siamo solo all’inizio di un lungo percorso. Tra un intervento e l’altro ci vengono in mente alcune domande per la riflessione:  

Come comunicare/informarsi in un tempo stretto e in condizione di emergenza? Quali metodi e quali indicazioni metodologiche e pratiche della traduzione all’interno della triangolazione utente/operatore/traduttore/mediatore? Come fare quando la comunicazione è delicata, urgente, complessa e tocca profondamente la vita e la salute della persona? E come possiamo stare sulle questioni concrete non complicando la comunicazione ma rendendola chiara e umana quando manca la vicinanza e il corpo a corpo? E poi come registrare, in termini emotivi, questi interventi quando si è spesso tra una chiamata e l’altra? Come raccontare questo momento che stiamo vivendo? 

In queste ultime ore abbiamo fatto interventi via  telefono con gli operatori/pazienti  pronto soccorso, nei servizi sociali in comunicazione con le famiglie, abbiamo fatto delle videochiamate ai minori stranieri non accompagnati e coordinatori di comunità, siamo stati in contatto telefonico e via Skype con molte famiglie per offrir loro informazioni, abbiamo seguito (con misure di sicurezza) gli utenti nei reparti dell’ospedale e punto nascita,  abbiamo tradotto in 10 lingue un’informativa da inviare ai genitori che non stanno accedendo al registro elettronico delle scuole per le consegne dei compiti  e dei materiali per gli studenti. 

Non vorremo perdere la ricchezza e la particolarità del lavoro anche per imparare a come farlo e farlo meglio! Nel nostro ambito un buon lavoro è fatto per il 95% di raccolta e cura dell’informazione, e per il 5% di intervento. Questo vuol dire stare attenti su quanto viene detto e prendersi cura della parola in modo tranquillo e senza affanno, senza paura malgrado la distanza.   

Sapremo seguire questa situazione solo se sapremo capire la complessità. Noi, mediatori e mediatrici, saremo chiamati al rispetto di queste “nuove modalità” operative di lavoro per cui è buona cosa non perderci. Teniamoci stretti l’uno con l’altro. Ogni bene a voi e grazie per la puntualità e la prontezza al cambio di passo di questi giorni. Sono felice della vostra disponibilità. State attenti/e cercheremo di monitorare il più possibile la natura delle richieste che ci sono pervenute.  

Speriamo di uscirne presto, più coesi e più uniti! 

Viva la sanità pubblica! Viva la vita! 

 

Dinha Rodrigues Dos Santos, coordinatrice servizio di Mediazione linguistico-culturale di Azalea/Associazione di mediazione terra dei popoli