Il virus
Il virus responsabile della pandemia tuttora in corso, che ha causato oltre 11 milioni di contagi e almeno 530.000 morti nel mondo, appartiene alla famiglia dei Coronavirus. Ne riportiamo una descrizione dal sito ufficiale del Ministero della salute, che ne definisce alcune caratteristiche:
“I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Sono virus RNA a filamento positivo, con aspetto simile a una corona al microscopio elettronico.
I Coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l’uomo e alcuni animali (inclusi uccelli e mammiferi). Le cellule bersaglio primarie sono quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale.
Ad oggi, sette Coronavirus hanno dimostrato di essere in grado di infettare l’uomo. Il nuovo Coronavirus è un nuovo ceppo che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo.
Il virus che causa l’attuale epidemia di Coronavirus prende il nome di SARS-CoV-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome – Coronavirus – 2).
La malattia provocata dal nuovo Coronavirus ha un nome: “COVID-19” (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata).
La comparsa di nuovi virus patogeni per l’uomo, precedentemente circolanti solo nel mondo animale, è un fenomeno ampiamente conosciuto (chiamato spill over o salto di specie) e si pensa che possa essere alla base anche dell’origine del nuovo Coronavirus (SARS-CoV-2). Al momento la comunità scientifica sta cercando di identificare la fonte dell’infezione (Fonte: Istituto Superiore di Sanità).
Ad oggi, la fonte di SARS-CoV-2 non è conosciuta. Le evidenze disponibili suggeriscono che SARS-CoV-2 abbia un’origine animale e che non sia un virus costruito. Molto probabilmente il reservoir ecologico di SARS-CoV-2 risiede nei pipistrelli. SARS-CoV-2 appartiene a un gruppo di virus geneticamente correlati, tra cui SARS-CoV (il coronavirus che provoca SARS) e una serie di altri coronavirus, isolati da popolazioni di pipistrelli” (Fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità).
Trasmissione
Il nuovo Coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria di contagio sono le goccioline del respiro delle persone infette tramite:
· la saliva, tossendo e starnutendo
· contatti diretti personali
· le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi
In casi rari il contagio può avvenire attraverso contaminazione fecale.
Normalmente le malattie respiratorie non si trasmettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.
Il virus perciò si diffonde principalmente attraverso le goccioline respiratorie espulse da chi ha la tosse o altri sintomi. Tuttavia, alcune prove suggeriscono che la trasmissione possa avvenire anche da una persona infetta, che presenta solo sintomi lievi. Alcuni rapporti hanno indicato, inoltre, che anche le persone senza sintomi possono trasmettere il virus.
Sia la zanzara tigre (Aedes albopictus) che la zanzara comune (Culex pipiens) non sono in grado di trasmettere il virus responsabile della Covid-19. Al loro interno, infatti, il Sars-Cov-2 “non è in grado di replicarsi” e quindi, anche qualora dovessero pungere una persona contagiata, non potrebbero inocularlo. A scacciare una preoccupazione, molto sentita con l’inizio della stagione calda, sono i dati preliminari di uno studio condotto da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) per valutare, attraverso prove di infezione sperimentale, la possibilità che le zanzare possano esser vettori del nuovo coronavirus.
Stato della pandemia e diffusione del virus
La definizione di “pandemia” viene dalle parole greche pan (tutto) e demos (popolo), è mutata nel tempo e si riferisce alla diffusione dell’agente patogeno e non alla sua gravità. Pandemia, oggi, significa una malattia che interessa molti paesi e tutti i continenti.
Il Sars-CoV-2 è attualmente presente in tutto il mondo con diversa intensità, legata al periodo di inizio della diffusione nei vari Stati ed alle misure di contenimento intraprese.
Nel nostro Paese i casi confermati dall’inizio della pandemia sono 241.611 ed i decessi sono 34.861 (dati aggiornati al 5/7). Occorre precisare che il numero ufficiale dei casi è quello fornito dal Ministero e si basa sulla positività delle persone al tampone naso-faringeo. Pertanto si stima che il numero di persone che hanno contratto il virus e che hanno sviluppato una malattia lieve o addirittura nessuna malattia, ma che non sono stati sottoposti al tampone, sia notevolmente superiore.
Attualmente la situazione è nettamente migliorata sia dal punto di vista numerico che, secondo alcuni esperti, anche da quello dell’intensità dei sintomi provocati dal Sars-CoV-2.
Il virus, in altre parole, si sta diffondendo con minore velocità, e questo è un dato acclarato, e sembra anche essere diventato meno aggressivo, ma quest’ultima è una valutazione che riguarda il momento attuale e che non è suffragata da dati scientificamente probanti come, ad esempio, una mutazione genetica del virus stesso.
La modalità con la quale il virus si trasmette oggi in Italia è quella del focolaio circoscritto (tecnicamente un cluster), che risulta ovviamente più facile da gestire e da limitare.
La spiegazione è legata alle abitudini di vita della popolazione nella stagione calda, quando le occasioni di assembramento in locali chiusi o confinati diminuiscono nettamente, e con esse le possibilità di contagio interumano attraverso l’aerosol. E’ ovvio che la concentrazione delle particelle virali nell’ambiente esterno risulta molto inferiore rispetto agli spazi chiusi e che la carica virale, uno dei parametri più importanti nel determinare un’infezione, è perciò di molto ridotta.
Non è quindi la temperatura ad influire sulle capacità del virus di provocare malattia. Nel caso del Sars-CoV-2 questo non è stato, fino ad ora, mai dimostrato. Tutti i virus respiratori sono meno aggressivi durante l’estate ma per pochi di loro è stata accertata una difficoltà di replicazione in rapporto alla temperatura esterna.
Nel resto d’Europa la presenza del virus si sta manifestando in diverso modo a seconda che sia stato attuato o meno il cosiddetto lockdown, cioè la permanenza in abitazione di tutta la popolazione e la chiusura dei luoghi pubblici. Laddove le misure di contenimento sono state molto severe, il contagio è in netta diminuzione ma si presentano focolai circoscritti, talvolta di entità piuttosto preoccupante come in Germania, dove una zona di 360.000 persone è stata nuovamente sottoposta a misure di restrizione della circolazione, o in Catalogna, dove analoghe misure sono state prese per 200.000 abitanti.
Nei Paesi europei dove le misure di contenimento sono state scarse o nulle il virus si sta ancora diffondendo tra la popolazione, pur essendo quasi ovunque in calo il numero dei nuovi positivi.
Ora, tutti i Paesi che hanno attuato misure di distanziamento sociale con “permanenza a casa” per la popolazione in generale hanno avviato un allentamento totale o parziale di queste misure e molti di essi hanno iniziato una riapertura graduale delle attività economiche e produttive e degli spazi pubblici. Al momento esiste quindi il rischio che le persone non aderiscano fermamente alle misure raccomandate ancora in vigore a causa della “fatica da isolamento”.
Le informazioni disponibili da studi siero epidemiologici forniscono l’indicazione che l’immunità della popolazione è ancora bassa (<10%) e perciò molti individui sensibili possono essere ancora infettati.
Nel resto del mondo la situazione è ancora molto preoccupante in diverse zone. Si registrano casi in aumento negli Stati Uniti, in tutta l’America Latina, particolarmente in Messico, Brasile, Perù e Cile, in Israele e in Cisgiordania, in India, in Iran, in Madagascar. Ma il virus è tuttora attivo in tutti i continenti e talora i dati a disposizione non sono completi ed esaustivi.
Preoccupano infine, e non poco, le recenti dichiarazioni dell’OMS per la quale “il peggio deve ancora arrivare”.
Che cosa fare?
L’analisi di quanto sopra esposto deve indurre ognuno di noi ad avere un atteggiamento di grande prudenza. Ogni leggerezza rischia di essere pagata in modo pesante, come dimostra il caso recentissimo dell’imprenditore di Sossano, nel vicentino, il cui irresponsabile comportamento sta causando gravi danni a decine di persone.
Il virus c’è ancora, è in grado di infettare velocemente altri individui se le circostanze lo permettono e colpisce senza distinzione di età.
Purtroppo si leggono ogni giorno, da parte dei soliti scienziati da rotocalco, dichiarazioni che dovrebbero suonare come rassicuranti ma che non sono in realtà suffragate da dati certi e rischiano solo di favorire atteggiamenti superficiali e pericolosi. Se il numero dei contagi sta calando è solo per i motivi visti sopra e perché il nostro comportamento prudente impedisce al virus di diffondersi.
La regola numero uno, quindi, è di non abbassare la guardia.
L’uso della mascherina, per quanto fastidiosa in un periodo di alte temperature, è assolutamente necessario nei luoghi chiusi ed in circostanze, che sarebbero comunque da evitare se possibile, nelle quali siano presenti diverse persone in uno spazio circoscritto. Uno studio recente dimostra che la mascherina riduce notevolmente la diffusione di particelle di aerosol da parte di chi la indossa. Se tutti la utilizziamo, proteggiamo gli altri e riceviamo dalle altre persone che la indossano la stessa attenzione nei nostri riguardi. Il tipo di mascherina da preferire è quella cosiddetta chirurgica perché, rispetto alle FFp2, produce meno disagi per chi la indossa, soprattutto in questo periodo.
Il lavaggio delle mani, attuato per almeno 40 – 60 secondi e con le regole conosciute, è altrettanto importante e va ripetuto dopo ogni attività inusuale e prima e dopo la frequenza di luoghi chiusi. Si utilizzino acqua e sapone oppure soluzioni a base alcolica per uso umano.
Anche la disinfezione di superfici ed oggetti che vengono a contatto con più persone (tavoli, maniglie, finestre, cellulari, tablet, computer, interruttori, ecc.) va attuata con sistematicità ed efficacia. Soluzioni alcoliche al 70% o a base di cloro sono le più indicate. Anche per i pavimenti i prodotti a base di cloro, come la candeggina, vanno bene.
I luoghi chiusi, come detto, sono quelli nei quali il contagio risulta molto più probabile, naturalmente nel caso sia presente una persona positiva al virus anche se asintomatica. Spiace per le conseguenze negative che questo comporta sul piano economico ma la frequentazione di sale interne di bar, ristoranti, pizzerie e similari è da ritenersi ancora potenzialmente pericolosa. Anche la distanza superiore al metro, nel caso di permanenza prolungata in un luogo chiuso, ha un valore limitato perché nell’aria della stanza nella quale sono presenti più persone il virus, qualora presente, tende a diffondersi nel tempo in modo abbastanza uniforme. Molto meglio quindi lo spazio aperto, il tavolino esterno.
Nei contatti interpersonali è saggio evitare ogni tipo di assembramento, rinunciare ad abbracci e strette di mano (è dimostrato che il virus si trasmette anche attraverso queste modalità) e mantenere comunque una distanza di almeno 1,5 – 2 metri anche all’esterno. Nel caso di presenza di più persone, anche se all’aperto, è comunque utile indossare la mascherina, che può invece essere tolta mentre si cammina da soli o con familiari conviventi. Bisogna infine evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, in particolare durante l’attività sportiva.
Possiamo certamente avere una vita di relazione soddisfacente, lontana dalle misure severe ma necessarie dei mesi scorsi, senza scordare però che siamo parte di una comunità e che ogni nostro gesto è importante e deve essere perciò ponderato e responsabile. La nostra salute dipende, ora più che mai, dai comportamenti di ogni singola persona.